la struttura

La Bussola

Dettagli

Comunità Educativa mamma-bambino – 10 posti letto (CUDES: 056343)
Pronto Intervento – 5 posti letto (CUDES: 052696)
Alloggio per l’autonomia – 5 posti letto (CUDES: 051537)

Contatti

Vicolo Stalletti 4 – 23807 Merate (LC)

Coordinatrice: dott.ssa Patrizia Gilardi Tel. 039 9908968 Cell. 327 8426726
E-mail: labussola@ilsentiero.org

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FAQ

1. Qual è la giornata tipo di un ospite?

I bimbi sono iscritti agli istituti scolastici in base all’età e frequentano anche alcune attività extrascolastiche. Attività sportive, catechismo, gruppi di socializzazione, aiuto compiti a cui sono accompagnati dalle madri, spesso insieme ad un’operatrice.

Le ospiti adulte a loro volta sono iscritte, se necessario, a corsi di lingua italiana per stranieri o a percorsi di formazione professionale. Se le risorse lo permettono si avvia un percorso di ricerca lavoro o inserimento in tirocini formativi o borsa-lavoro.

Nel quotidiano le ospiti sono coinvolte attivamente nella gestione della casa. Si occupano in autonomia, o insieme alle operatrici, della cura dei locali comuni o degli spazi a uso personale.

La giornata assomiglia molto ad una normale giornata di una famiglia ed è scandita dagli impegni di ciascun componente. A questi impegni si aggiungono gli appuntamenti relativi al progetto educativo e alle richieste del decreto del Tribunale per i minorenni: colloqui con gli educatori di riferimento della comunità o con gli operatori del servizio sociale e incontri con servizi specialistici incaricati di completare le valutazioni richieste dal tribunale.

2. Qual è la giornata tipo di un’operatrice?

Segue in modo preciso l’agenda degli impegni degli ospiti, ma inizia con la lettura del diario di bordo per aggiornarsi su ciò che è accaduto nei turni precedenti e sulle consegne pratiche previste.

Le operatrici sono tutte impegnate a favorire l’organizzazione degli impegni delle signore e dei loro figli, con accompagnamenti e affiancamenti. Partecipano anche attivamente alla vita quotidiana insieme alle ospiti (pulizie, riordino, turni in cucina, organizzazione dei momenti di gioco e delle attività ricreative dedicate ai bimbi).

Infine, si occupano di tutto ciò che è necessario alla realizzazione del progetto educativo concordato con il servizio sociale per ciascun ospite. Ciò prevede colloqui settimanali con le mamme, momenti individuali o uscite dedicate ai minori e la stesura di tutta la documentazione che traccia il lavoro educativo: progetti, relazioni di aggiornamento, report dei colloqui, report delle visite protette, per citarne alcuni.

3. Qual è la giornata tipo della coordinatrice?

La coordinatrice deve essere quotidianamente aggiornata, tramite il diario di bordo, sull’andamento della comunità e dei singoli progetti.

  • cura le comunicazioni con i servizi sociali e favorisce momenti di intervisione tra operatori sui casi,
  • conduce le equipe e cura la preparazione delle tematiche per le supervisioni,
  • affianca se necessario le operatrici nei colloqui con le ospiti e monitora le verifiche periodiche dei singoli progetti,
  • partecipa anche attivamente ai momenti comuni con le ospiti (pasti, brevi riunioni, uscite).

4. Qual è lo spirito del tuo team? Quali credi che siano le dinamiche particolari che si sono create nella tua comunità e che la rendono così accogliente e efficace?

L’equipe è relativamente recente e ha integrato positivamente professionalità educative anche di recente formazione.

Cerchiamo di facilitare la condivisione dei singoli progetti e degli obiettivi di lavoro educativo. Il fine è quello di favorire ciascun ospite, grazie alle riunioni di equipe e ai momenti di confronto durante i turni.

Abbiamo costruito una linea di lavoro condivisa e comune, che poggia le proprie basi sulla carta valoriale dei Centri Artemisia.

5. Com’è lavorare nella vostra comunità?

È sia faticoso, frustrante che gratificante. Gli stati d’animo e il livello di soddisfazione variano molto nel rapporto con le ospiti ma anche con i servizi sociali. La relazione educativa con i minori, in particolare, è oggetto di un’attenta cura.

Dato che sono inseriti in comunità insieme alle loro madri, le operatrici cercano di mantenere la giusta posizione rispetto al ruolo di riferimento educativo, senza tralasciare l’affettività nel rapporto con i bimbi.

6. Quali sono le vostre principali difficoltà e come le gestite?

Avete presente il gioco dello Shangai? Richiede un’altissima dose di pazienza, attenzione e delicatezza nei movimenti.

Affrontare i problemi a volte richiede strategia ma possiamo prenderla lo stesso come un gioco: un bastoncino alla volta. Anche se l’esecuzione richiede una mano ferma, la strategia è molto semplice: si comincia sempre dal bastoncino più facile da togliere. In questo modo ne sblocchiamo altri che diventano più accessibili e proseguiamo con quelli.

Allo stesso modo, in comunità ci sono dei micro-equilibri molto delicati in cui muoversi nel lavoro con le ospiti e in equipe. Nel progetto di ciascuna ospite si lavora come nello Shangai: si comincia dai passi più semplici – per esempio l’affiancamento nell’accudimento primario dei figli, l’inserimento nei turni pulizia e in cucina, fino a favorire obiettivi sempre più complessi.

Inizia tutto dal primo bastoncino.

La sensazione di impotenza più spesso è relativa al rapporto con le istituzioni. In particolare, è legata alle tempistiche che l’iter giudiziario prevede e che non tengono conto dei tempi di crescita e relativi bisogni evolutivi dei bambini che ospitiamo.

La nostra equipe ha come requisito per il lavoro in rete la necessità di continui aggiornamenti e scambi con i servizi invianti. Con loro cerchiamo di predisporre frequenti incontri di rete per verificare insieme la buona riuscita degli obiettivi del progetto e, se opportuno, concordiamo nuovi obiettivi che consentano un progresso verso l’autonomia.

7. Quali sono le principali difficoltà dei vostri ospiti e come le gestite?

La difficoltà principale è arginare e trattare su un piano educativo la patologia psichica delle ospiti adulte che ha una ricaduta diretta sulle competenze genitoriali. Dal mancato accudimento, agli interventi educativi inefficaci se non addirittura dannosi, dalla mancata sintonizzazione affettiva con il figlio, alla non corretta lettura dei bisogni emotivi e sociali del bambino ma anche sul modo di stare in comunità, di relazionarsi agli operatori e di aderire o non aderire al progetto educativo e riabilitativo.

La patologia psichica può rendersi evidente mediante agiti aggressivi ma più frequente è la difficoltà a relazionarsi e a comunicare in modo adeguato le proprie emozioni e i propri desideri.

Grazie ai continui momenti di confronto tra operatrici e coordinatrice e alle riunioni di supervisione, possiamo concentrarci non solo sull’osservare il funzionamento emotivo e relazionale delle ospiti ma anche riflettere sulle ipotesi prognostiche. Cioè si può condividere in equipe un pensiero sulle reali capacità di recupero dell’ospite adulta.

8. Com’è la struttura della comunità?

Abbiamo uno spazio esterno molto grande, con giardino e giochi per la bella stagione. I bimbi possono usare le biciclette e i monopattini nell’ampio cortile. In estate installiamo la piscina all’aperto e facciamo il barbecue. All’esterno c’è anche una casetta che ospita il locale lavanderia. Ogni nucleo ha a disposizione due lavatrici secondo turnazione e poi c’è un deposito per gli attrezzi.

La zona giorno al piano terra è comune e comprende: la cucina con attrezzatura industriale, la sala pranzo in grado di ospitare fino a 20 persone sedute, la sala tv con divani e zona disegno, la sala giochi e il bagnetto dedicato ai più piccoli. Al piano terra si trovano anche i locali dedicati al lavoro degli operatori, ufficio e anti-ufficio, e una sala per le visite protette con i famigliari, dotata di un ingresso riservato.

La zona notte si trova al primo piano. A ogni nucleo sono assegnati una camera e un bagno (tranne in un caso in cui il bagno è in comune tra due nuclei). Ci sono due camere per chi fa il turno di notte e una grande sala da utilizzare per le riunioni di equipe.

Al secondo piano abbiamo l’alloggio per l’autonomia. È un appartamento mansardato che può ospitare fino a 5 persone. Ci sono 3 camere da letto (due doppie e una singola), due bagni, un salottino con cucina a vista, un locale lavanderia.

9. Se dovessi descrivere il tuo team, la tua comunità con tre parole, quali sarebbero?

Complementarità, cura della relazione, accoglienza.